Marco Sodaro
Biografia
Marco Sodaro è nato a Torino il 2 agosto 1971. Laureato in Architettura al Politecnico di Torino, approfondisce lo studio della fotografia frequentando workshop con fotogiornalisti americani, quali Charles Harbutt, Antonin Kratochvil e Micheal Ackerman. Perfeziona le conoscenze della stampa in bianco e nero con Jim Megargee. Lavora come assistente e fotografo per l'artista lussemburghese Doris Drescher, e collabora come fotografo con i musicisti jazz Carlo Actis Dato e Federico Marchesano. Nel 2003 espone a Torino in due mostre personali. Dal 2003 risiede a Tokyo, dove insegna italiano e cura un progetto fotografico sui senzatetto della capitale nipponica.
“TSUKIJI”
In un microcosmo variegato e in continua evoluzione come Tokyo, completamente votata al modello americano, sorprende scoprire un luogo di tradizionale bellezza come Tsukiji, il mercato del pesce. Visitare Tsukiji è come assistere ad una rappresentazione di teatro kabuki, dove l’esilità della trama è compensata dalla varietà dei costumi, degli artifici, dei giochi di scena. Dall’alba al tramonto, migliaia di pescivendoli girano con i loro carretti in un vasto magazzino dove, su enormi blocchi di ghiaccio tagliati a mano, posano tonnellate di pesce fresco. Alle 6 del mattino, i maggiori chef di Tokyo si aggirano per i banchi alla ricerca del pesce pregiato, mentre i pescatori appena approdati si affannano a scaricare le merci. Anguille e polpi si contorcono nei cesti, infinite specie di pesci e molluschi si muovono dietro i vetri appannati delle vasche. “Tutto ciò m’è apparso – dichiara Marco Sodaro – come il malinconico catalogo di un bestiario marino, l’immagine fossile di un mondo depositario di segreti ormai sconosciuti, o forse da sempre ignorati.”
Con acuto spirito da reporter che vuole indagare e conoscere la cultura giapponese, Marco Sodaro ha rappresentato Tsukiji in 25 scatti, che riprendono scene di mercato o singole merci. L’autore non ha bisogno di allontanare l’obiettivo per cogliere il mercato nella sua interezza: il totale è già insito nel particolare, reso in bianconero con sapiente uso delle tecniche fotografiche. Attraverso il sistema zonale, Marco Sodaro pre-visualizza il campo tonale della stampa e riesce a rendere le sfumature più sottili. Il taglio fotogiornalistico è ispirato ai reporter americani, come Charles Harbutt, Antonin Kratochvil e Micheal Ackerman, dei quali è stato allievo. Da Ackerman deriva anche la scelta del fondo scuro, solcato da raggi luminosi che rilevano gli oggetti.
Il percorso artistico di Stefano Borriello muove dalla lezione di Augusto Perez ed Emilio Greco, passa attraverso l’esperienza delle avanguardie napoletane, dal Gruppo 58 a Geometria e Ricerca, per approdare infine all’analisi della percezione. L’artista traduce l’immagine percepita in elaborazione digitale, che viene successivamente destrutturata da progressivi interventi di accumulo o sottrazione di materiali cromatici (pittura, collage, assemblaggi). Ne risultano calibrate composizioni astratte, in cui l’intervento manuale appare come la prosecuzione di un’elaborazione digitale soggiacente. I segni grafici o pittorici giungono alla percezione per vie misteriose ed attivano sepolti codici di riconoscimento, meccanismi di empatia che entrano in consonanza con il riguardante per i ritmi di volta in volta concitati o distesi, lineari o ondulatori. Oltre le addizioni e le sottrazioni di materia, che esprimono la ricerca di un potenziale equilibrio per uscire dal caos, s’intuisce uno sguardo in cerca del vero, di quel nocciolo esistenziale che sfugge alla percezione. L’opera di Stefano Borriello sollecita il pubblico a scomporre gli strati sovrapposti per individuarne la distribuzione e le reciproche relazioni, finché l’opera avrà rivelato il suo percorso di formazione.